Comunicato Stampa

Slow Wine Fair la quarta edizione a BolognaFiere dal 23 al 25 febbraio 2025

Packaging e logistica: la sostenibilità del vino, oltre il vino
Dopo il focus sulla salute del suolo nel 2024, Slow Wine Fair lancia un nuovo dibattito per ragionare di innovazioni e alleanze possibili per alleggerire il costo – economico e ambientale – del vino

Dal 23 al 25 febbraio 2025 a BolognaFiere torna Slow Wine Fair. Organizzata da BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, Slow Wine Fair è nata dal connubio fra la trentennale esperienza di BolognaFiere nel mondo del biologico con SANA e lo storico impegno di Slow Food sui temi della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale. Nell’edizione 2025, i padiglioni di BolognaFiere, accanto a Slow Wine Fair, ospitano la 36esima edizione di SANA nella sua nuova veste di SANA Food.

Domenico Lunghi, Direttore Manifestazioni Dirette Food&Beverage di BolognaFiere: «Il connubio tra la Slow Wine Fair e il nuovo format di SANA Food darà vita a un appuntamento fieristico imprescindibile per la business community del biologico. SANA è stata, infatti, per 35 anni, la manifestazione di riferimento per l’alimentazione bio in Italia e ora, dal 2025, l’esposizione di questi cibi verrà affiancata da una mostra dove sono presenti 500 produttori di vino biologico e biodinamico. Pertanto, il visitatore specializzato bio (e non solo) troverà, in padiglioni attigui, proposte di eccellenza sia per il menù food che per la carta dei vini e il beverage. Le sinergie tra Slow Wine Fair e SANA Food saranno diverse. Ad esempio, grazie al supporto di ICE e alla contemporaneità delle due fiere, il respiro sarà ancora più internazionale: prevediamo l’arrivo di oltre 300 buyer esteri, dunque il 50% in più della passata edizione di Slow Wine Fair, con una partecipazione molto ampia dal Nord Europa, dal Nord America e dal Canada, e le significative new entry di Cina e Giappone. La collaborazione tra i due progetti ci consentirà, poi, di organizzare in fiera l’Aperitivo Sano / Bio / Sostenibile, coniugando la ricca offerta di vini e di spirits della Slow Wine Fair con i cibi “sani e sostenibili” di SANA Food. E a proposito di sostenibilità, fra gli obiettivi della Slow Wine Fair 2025 c’è anche quello di diventare un evento sempre più sostenibile: penso, ad esempio, al relamping con illuminazione LED e sistemi di riduzione dei consumi energetici nei padiglioni, alla totale assenza di moquette, agli allestimenti con materiali il più possibile modulari, per facilitarne il riuso e il riciclo, e al fatto che quasi il 100% dei rifiuti prodotti da visitatori, produttori e allestitori entro il perimetro di BolognaFiere verrà raccolto, separato nelle varie frazioni e inviato a recupero». «Con la quarta edizione della Slow Wine Fair allarghiamo la riflessione sull’impatto ambientale del vino ai processi che ne accompagnano la produzione, il packaging e il suo ruolo nelle strategie di marketing. Gli imballaggi, tra questi il vetro, danno un contributo rilevante all’impronta ecologica di una etichetta, più che le tecniche di coltivazione o le pratiche in cantina in termini di energia usata per produrre bottiglie e per il trasporto. Fattori che spesso noi cittadini prendiamo in considerazione solo quando rendono un prodotto facilmente riconoscibile sullo scaffale» sottolinea Federico Varazi, Vicepresidente di Slow Food Italia, che avanza una proposta. «L’edizione 2025 della Slow Wine Fair vuole lanciare un appello, intanto ai produttori, a dare pari dignità a tutti i propri vini, frutto delle stesse pratiche agronomiche e che quindi esprimono la stessa garanzia di qualità. Da quelli nella bag in box a quelli in bottiglia. Un appello al mondo dei consorzi e alle associazioni di settore ma anche della critica enologica e agli operatori a concentrarsi sulla valutazione dei fattori di valore intrinseco del vino e a raccontare il vino nella sua essenza, senza sovrastrutture e orpelli che rischiano di confondere o di fuorviare il consumatore finale».

«Slow Wine Fair, alla quarta edizione sta finalmente raggiungendo la fisionomia che avevamo pianificato quando l’abbiamo ideata. Una fiera che raccoglie una qualità media altissima dei vini proposti, grazie a una ferrea selezione alla base che solo BolognaFiere ha avuto il coraggio di operare» dichiara Giancarlo Gariglio, Coordinatore della Slow Wine Coalition. «La sua forza è anche l’omogeneità della fisionomia delle cantine espositrici: la maggioranza sono certificate biologiche, tutte seguono la produzione dall’uva alla bottiglia, secondo i principi del Manifesto del vino buono pulito e giusto, che prevede la rinuncia al diserbo e a diversi prodotti di chimica di sintesi. Proprio questa offerta così alta e omogenea è la chiave del successo di pubblico che sta riscuotendo Slow Wine Fair: sempre più buyer e professionisti considerano la manifestazione un luogo dove è più semplice fare scouting o trovare le etichette giuste per completare la gamma che offrono ai loro clienti. Gli stessi appassionati che affollano i padiglioni alla domenica considerano la fiera come un paese dei balocchi dove ogni vino assaggiato è servito direttamente da chi lo produce, e questo crea un’esperienza impagabile di dialogo e conoscenza».

«La prossima edizione di Slow Wine Fair si terrà per la prima volta insieme a SANA Food, dedicata all’Horeca, uno dei canali di riferimento per la vendita del vino biologico. Si tratta di una novità che punta a rappresentare un appuntamento chiave per valorizzare la produzione biologica italiana e promuovere un’agricoltura incentrata sul benessere del nostro ecosistema» osserva Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio. «Con 136mila ettari di vigneti coltivati con metodo biologico, quasi 30mila operatori dedicati e un’incidenza di oltre il 20% sul totale della viticoltura nazionale, l’Italia si conferma tra i leader mondiali nella produzione di vino bio. Le etichette biologiche e biodinamiche italiane sono particolarmente apprezzate, perché uniscono il valore dell’identità territoriale delle denominazioni d’origine a quello della sostenibilità data dalla certificazione biologica, fondamentale per la tutela della fertilità del suolo, della biodiversità e per il contrasto al cambiamento climatico. Nel 2023 le vendite di vino biologico Made in Italy hanno raggiunto un giro d’affari di 57,5 milioni, con una crescita del 6,5% rispetto all’anno precedente. Ritengo che oggi, più che mai, sia fondamentale sensibilizzare i cittadini sull’importanza di scegliere prodotti bio e sostenibili che, non solo rispettano il pianeta, ma garantiscono anche un’alimentazione più sana e un futuro migliore per le giovani generazioni».

«Siamo orgogliosi di essere stati grandi scouter di Slow Wine Fair, che abbiamo sostenuto fin dalla prima edizione, che non è scontato per la nostra organizzazione, ma fin dall’inizio ci è sembrata giusta l’idea alla base della fiera e più che affidabili i partner» sottolinea Marcello Gentile, Ufficio Agroalimentare e Vini di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, portando il saluto del rinnovato presidente Matteo Zoppas. «La sinergia tra Slow Wine Fair e SANA Food permette di aumentare le possibilità di raggiungere i mercati all’estero per gli espositori. Per esempio, ICE agevola la partecipazione di oltre 150 dei 300 buyer che parteciperanno a entrambe le manifestazioni. Siamo convinti che il tema della sostenibilità del packaging sia fondamentale per far passare l’idea che la qualità del vino non passa da orpelli e sovrastrutture, ma dalla qualità con cui è prodotto che determina il successo per le aziende del comparto agroalimentare».

Tutto il bello della Slow Wine Fair

Rita Babini, vignaiola presso Ancarani e segretaria nazionale di FIVI ribadisce come il pubblico di Slow Wine Fair corrisponda al profilo che la sua cantina vuole intercettare: «Noi siamo facilitati anche dalla posizione geografica e dalla nostra prossimità rispetto a Bologna, ma va detto che Slow Wine Fair sta regalando un’apertura nazionale e internazionale sempre più puntuale, sia per le cantine coinvolte, sia sul fronte del pubblico degli appassionati e dei professionisti del settore. Un pubblico che ha ben chiara nel complesso la filosofia dell’evento e dei vini selezionati. Quest’anno il tema individuato ci permette inoltre di porre in evidenza il tema del packaging, raccontando le scelte che molte cantine stanno già facendo o hanno già fatto anche in questo ambito. I vini quotidiani nelle bag in box e i vini di fascia più alta in vetro sono per noi prodotti complementari, non in antitesi, che soddisfano bisogni diversi, pur derivando dalle stesse pratiche agricole e pur dando una stessa garanzia: che se si comincia a bere bene – nel consumo quotidiano o nelle occasioni più importanti – poi non si torna più indietro!».

Luca Sarais, da 30 anni alla guida di Cantine Isola, nel cuore di Chinatown a Milano, e portavoce di Vinarius, Associazione delle Enoteche Italiane, evidenzia come Slow Wine Fair possa essere un momento importante per i professionisti del settore. «Credo nel valore culturale di una fiera come questa. La possibilità di dialogare con produttori selezionati, che rispecchiano una filosofia chiara, e di partecipare a conferenze e masterclass rivolte a pubblici diversi ne fanno una grande agorà aperta, un luogo in cui i professionisti del settore, ma anche il pubblico degli appassionati, possano dare il proprio contributo. Da una manifestazione di questo tipo possono emergere ispirazioni importanti su come evolvere e cambiare il proprio modo di lavorare, si possono cogliere stimoli e riflessioni utili a modificare il proprio sguardo e a un’ulteriore crescita lavorativa».

Iacopo di Teodoro, importatore di vino che opera negli Stati Uniti (Artisanal Cellars Lucidity Wine Merchant), mostra come chi partecipa a Slow Wine Fair possa cogliere nuove opportunità di business. «Il mondo fieristico, negli Stati Uniti e non solo, è abbastanza overcrowded. Per i professionisti è importante non sprecare tempo, sapere di averlo investito nel migliore dei modi. Un’organizzazione professionale e la certezza di trovare vini ed etichette che rispecchino una determinata filosofia sono le principali caratteristiche a cui guardiamo. Io sono cresciuto con Slow Food e da 20 anni tratto vini di territorio, certificati biologici e proposti al prezzo corretto. Vini che hanno un’identità, figli di una filosofia precisa. In una fiera ricerco una selezione coerente, che incontri le mie aspettative: so che Slow Wine Fair è in grado di soddisfarle».

Dalla salute del suolo al packaging del vino, passando per la logistica

Per tre giorni, vignaioli e vigneron, appassionati e operatori del settore –  buyer, ristoratori, enotecari, importatori, distributori, cuochi, sommelier – si ritrovano a BolognaFiere per parlare di vino buono, pulito e giusto, come recita il Manifesto Slow Food del vino buono, pulito e giusto. Dopo aver affrontato, nell’edizione 2024, il tema della salute del suolo, grazie alla quale ogni vino è in grado di esprimersi al meglio, per la sua quarta edizione Slow Wine Fair diventa nuovamente terreno di confronto, innescando un dibattito sul tema della sostenibilità del vino a 360°, e portando ad esempio innovazioni che produttori, consorzi e operatori del settore stanno sviluppando per far evolvere il proprio approccio alla produzione vinicola, riducendo ulteriormente il proprio impatto sull’ambiente, con conseguenti investimenti e ritorni economici. Un mondo in divenire, in cui non esistono risposte univoche, ma soluzioni che vengono sperimentate e alleanze fruttuose che possono fare la differenza. Slow Wine Fair apre dunque un’ulteriore breccia, coinvolgendo espositori, esperti e operatori del settore, ricercatori e istituzioni, ma anche buyer, rappresentanti del mondo Ho.re.ca. e appassionati, nella riflessione su cosa voglia dire che un vino è, oltre che “buono”, anche “pulito”. Al confronto aperto su queste tematiche sono dedicate sia la formazione online, rivolta prevalentemente agli operatori del settore ma aperta anche al pubblico generico, realizzata nel percorso di avvicinamento all’evento, sia le conferenze in presenza, alle quali si può assistere dal 23 al 25 febbraio a BolognaFiere.

I numeri dell’edizione 2024

Slow Wine Fair ospita l’incontro internazionale della Slow Wine Coalition, la rete internazionale inclusiva e collaborativa che unisce i protagonisti del mondo del vino. Nel 2024 la manifestazione ha registrato la presenza di 1.000 espositori, circa 900 dei quali cantine (+25% rispetto al 2023) – più di 500 certificate biologiche, biodinamiche o in conversione –, provenienti da tutte le regioni italiane e da 26 Paesi. Circa 170 gli espositori internazionali, tra i quali hanno debuttato cantine da Giappone, Australia, Sudafrica, Svezia e Messico. Più di 5.000 le etichette del banco d’assaggio. Riguardo al pubblico, 12 mila gli ingressi, il 70% dei quali di operatori del settore che hanno potuto conoscere e degustare una selezione unica nel panorama fieristico vinoso, secondo i valori del Manifesto del vino buono, pulito e giusto. Migliaia gli appuntamenti professionali tra cantine e operatori del settore e tanti contatti informali con 200 buyer internazionali, selezionati anche grazie alla collaborazione di ICE e del MAECI, e alla piattaforma B2Match.

Slow Wine Fair 2025: conferme e novità

Si comincia con i vini

Circa 1.000 cantine espositrici dall’Italia e dall’estero distribuite in isole espositive in base al Paese e alla regione italiana di appartenenza, occupano i Padiglioni 15 e 20. I vignaioli e i vignerons presenti alla Slow Wine Fair sono accomunati dal fatto di aver sottoscritto, e di mettere in pratica, il decalogo del Manifesto per il vino buono, pulito e giusto, impegnandosi a preservare l’ambiente e le sue risorse, a rispettare il paesaggio e il terroir di provenienza del vino, a valorizzare la comunità agricola di cui è espressione e a sostenere la biodiversità.

Gli amari e gli spirits

L’area dedicata agli spirits è pensata per coinvolgere il mondo della mixology e sarà suddivisa in sezioni tematiche, tra cui quella dedicata agli amari, che ruota intorno alla 5a edizione della Fiera dell’Amaro d’Italia, organizzata in collaborazione con Amaroteca e con ANADI – Associazione Nazionale Amaro d’Italia.

Coffee lovers

Per la prima volta, approda a Slow Wine Fair uno spazio dedicato alla Slow Food Coffee Coalition e al mondo del caffè. A presidiarlo e introdurre i visitatori in questo mondo sono caficoltori, torrefattori ed esperti che forniscono informazioni preziose sugli strumenti principali per approcciarsi all’assaggio in modo consapevole, per riconoscere, apprezzare e imparare a scegliere un caffè di qualità.

…e sidri

Altra novità dell’edizione 2025 è la presenza di produttori di sidro. Ottenuta dalla fermentazione del succo di mele pressate, questa bevanda ha una storia antica e affascinante e radici profonde nelle culture europee, dove è stato a lungo popolare. Slow Wine Fair è il contesto in cui interrogarsi su quale sia il ruolo che attualmente il sidro sta guadagnando in Italia e nel panorama mondiale, e per assaggiare numerosi prodotti.

Buyer e Ho.re.ca.

Circa 300 buyer e professionisti internazionali, per i quali Slow Wine Fair 2025 è aperta tutti i giorni, si sono già registrati alla manifestazione e possono contare anche sul supporto del digitale, grazie al servizio di matching reso possibile dalla piattaforma B2Match. Come di consueto, è ampio e articolato il mondo Ho.re.ca, impreziosito dalla partecipazione della rete di ristoratori amici di Slow Food, dalle Osterie d’Italia, presente nei giorni della fiera, e dalla contemporaneità con SANA Food. L’edizione 2025 della fiera pone l’accento anche su importatori e distributori nazionali, i cui cataloghi rispecchiano la selezione presente all’evento. Oltre a questo, la grande esperienza decennale di rapporti con le osterie italiane sarà uno dei focus sui quali la fiera concentrerà la propria attenzione. A questo si aggiunge un importante lavoro di scouting degli operatori esteri grazie alla collaborazione con ICE e con agenzie specializzate.

Il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow

Il Premio – attribuito dal pubblico e da una giuria di esperti – valorizza le migliori carte dei vini italiane e internazionali e torna nel 2025 con nuove categorie territoriali e un nuovo premio dedicato al mondo degli amari.  È già possibile candidare il proprio locale del cuore, compilando il form del Premio.

Non c’è Slow Wine Fair senza Masterclass!

Anche a Slow Wine Fair 2025 si riconfermano le degustazioni guidate rivolte agli appassionati o ai professionisti del settore. Le masterclass portano i partecipanti a esplorare l’ampio panorama vitivinicolo italiano e internazionale e mostrano quali siano le componenti che contribuiscono a rendere un vino buono, pulito e giusto. Presto disponibili online per la prenotazione!

Gli OFF della Slow Wine Fair

Torna il programma di appuntamenti che in contemporanea a Slow Wine Fair si svolgono nei locali di Bologna e dintorni. Contestualmente al lancio del sito della manifestazione, parte anche la possibilità, per tutte le realtà del territorio bolognese, di candidare la propria iniziativa, che potrà poi essere inclusa nel programma ufficiale.

I partner della filiera

Nell’idea di produzione circolare virtuosa, il settore della supply chain svolge un ruolo chiave, supportando lo sforzo dei produttori di ridurre il proprio impatto ambientale. Un’area espositiva della Slow Wine Fair è riservata alle imprese della filiera vitivinicola che, attraverso macchinari, attrezzature, tecnologie e materiali innovativi, contribuiscono a rinnovare il sistema agricolo e permettono ai vignaioli di adottare metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

SANA Food

Last but not least, la novità assoluta del 2025: Slow Wine Fair è in contemporanea con SANA Food, il nuovo concept dedicato alla sana alimentazione fuori casa, con i suoi 10.000 visitatori del settore Food&Beverage. Operatori e visitatori possono così godere di un’esperienza di visita ancora più ricca e altamente qualitativa. Vi aspettiamo nel Padiglione 18 al quale si può accedere con lo stesso titolo di ingresso acquistato per Slow Wine Fair!

Premio Slow Wine Fair Locale Green dell’Anno 

Per la prima volta, Slow Wine Fair è sponsor ufficiale del prestigioso Barawards 2024, in particolare del “Premio Slow Wine Fair Locale Green dell’Anno”.

Giunto alla decima edizione, Barawards punta a valorizzare l’eccellenza dell’ospitalità made in Italy nei bar, nei ristoranti e negli hotel italiani. È promosso da Bargiornale, Ristoranti, Dolcegiornale e Hotel Domani, testate del gruppo Tecniche Nuove, partner strategico di BolognaFiere.

La lista dei candidati sarà votata da un panel composto da esperti riconosciuti dell’ospitalità in Italia: bartender, baristi, chef, pasticceri, manager, consulenti ed esperti di comunicazione attenti a cogliere i segnali di novità e le dimostrazioni di eccellenza nell’ospitalità. I loro voti individueranno i 30 finalisti per ogni categoria; i nomi dei locali e dei professionisti vincitori, insieme alla top 10, saranno resi noti durante la Barawards Gala Night Party, in programma il 13 gennaio 2025 all’Alcatraz di Milano.

La fiera gode del patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, del Comune di Bologna, della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna, e di Confcommercio Ascom Bologna. Con il supporto di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della Regione Emilia-Romagna e dell’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, FederBio e FIPE. In collaborazione con Amaroteca e ANADI – Associazione Nazionale Amaro d’Italia, Demeter, Drink Factory. Main partner Reale Mutua e WinterHalter. In kind partner sono Acqua S. Bernardo, Gruppo Asa, Bormioli Luigi, Decolab, Gai Macchine Imbottigliatrici, PEFC Italia, Pulltex e Gruppo Saida. Media partner sono Bar.it, Green Retail, Horecanews.it, I Grandi Vini, Italy Export, Luxury Food & Beverage Magazine, Premiata Salumeria Italiana, Radio Wellness, TecnAlimentaria Beverage Industry.

Vino e ambiente oltre i filari: l’importanza del packagingDa Slow Wine Fair riflessioni su:

bottiglie, tappi, capsule ed etichette. Quali alternative e cosa scegliere?

Packaging e sostenibilità. A che punto siamo?

Gli imballaggi sono una parte importante nella catena di produzione e distribuzione, che spesso noi cittadini prendiamo in considerazione solo quando rendono un prodotto facilmente riconoscibile. Per fortuna la tendenza sta cambiando, associando sempre di più il concetto di sostenibilità al packaging, perché la produzione e lo smaltimento delle confezioni hanno un impatto notevole sull’ambiente e sulle emissioni di CO2. Impatto che aumenta quando gli acquisti vengono fatti online, per il cosiddetto overpacking, ovvero imballare eccessivamente prodotti con strati multipli di plastica, cartone e altri materiali, comportando un aumento del peso totale del collo, rendendo più oneroso il trasporto e generando emissioni aggiuntive. Lungo l’intera catena di approvvigionamento e distribuzione dei prodotti acquistati, stando agli ultimi dati Eurostat del 2021, l’UE ha generato 188,7 kg di rifiuti di imballaggi per abitante, 10,8 kg in più per persona rispetto al 2020, l’aumento maggiore in 10 anni, e quasi 32 kg in più rispetto al 2011. Mentre in un recente studio presentato a BolognaFiere da Nomisma il 54% degli italiani ha acquistato una marca diversa dal solito perché aveva un imballaggio più sostenibile, e il 40% degli italiani prevede di incrementare gli acquisti di prodotti alimentari e bevande dotati di packaging sostenibile nei prossimi 12 mesi.

La sostenibilità del vino, dai filari al magazzino

In tutto questo come si colloca il vino? Sicuramente il contenitore è l’imballaggio più significativo, ma non sono da trascurare gli altri oggetti che vestono il vino come i tappi, le capsule e l’etichetta. Come si può intervenire per diminuire l’impatto ambientale del packaging del vino? Questa è una domanda alla quale vuole rispondere Slow Wine Fair, manifestazione che cerca di coniugare qualità, tutela ambientale e giustizia sociale. Dopo aver analizzato, nella precedente edizione, l’importanza del suolo e la sua vitalità, nel 2025 vuole porre l’attenzione, aggiungendo un altro importante tassello, su tutto quanto riguarda il confezionamento del vino, passando, per così dire, dai filari (senza dimenticarli) al magazzino.

Il vetro e il suo impatto su economie e ambiente

La bottiglia di vetro è senza dubbio il contenitore per eccellenza del vino, perché, storicamente, era il materiale che riusciva a mantenerne nel tempo intatte le caratteristiche, olfattive e di colore. Negli anni le bottiglie hanno avuto sempre più centralità, al punto da diventare un elemento essenziale del vino. Ne sono nati di diversi tipi per forma, dimensione e stile, ognuna con la propria storia e, presunta o vera, ragione d’essere. Crisi del vetro (carenza della materia prima e quindi crescita dei costi) e crisi ambientale hanno spinto molte aziende a chiedersi se esistono alternative.

Sì, anche crisi ambientale. Infatti, in un recente articolo apparso su Wine Searcher si afferma che «il maggior contributo all’impronta ecologica di un vino non deriva dalle tecniche di coltivazione o dalle pratiche in cantina, ma dall’energia usata per produrre e trasportare le bottiglie di vetro, dalla vetreria al consumatore finale». Non ci sono stime precise, la forbice è abbastanza ampia, si va dal 29% (che comunque è una cifra importante) al 70% dell’impronta del vino causata dalle bottiglie. Per questo oggi la scelta della bottiglia deve essere ponderata valutando diversi fattori e non solo il marketing.

Quali alternative sono possibili? Rimanendo nel campo delle bottiglie di vetro, al momento ci sono due soluzioni: spessore inferiore e riciclo. Sicuramente il riciclo è un punto fermo, nel 2023 grazie all’utilizzo di rottame, derivato da oltre 2 milioni di tonnellate di vetro recuperato, al posto delle materie prime minerali, si è evitata l’emissione di 2.406.989 tonnellate di CO₂ (fonte CoReVe). A questa si può affiancare l’utilizzo di bottiglie di peso inferiore (fermo restando le esigenze per alcuni vini, come gli spumanti). Grazie alla crescita della tecnologia a disposizione, oggi si possono fabbricare bottiglie della stessa resistenza con spessori decisamente minori di un tempo. Il peso di una bottiglia di vino può andare – bollicine escluse – dai 360 gr agli 1,2 chilogrammi. Un minor peso della bottiglia oltre a generare minore CO₂ nella fase della produzione faciliterebbe anche il trasporto: meno peso meno energia per gli spostamenti. La Slow Wine Fair sarà il teatro ideale per lavorare sulle resistenze che ancora una parte dei professionisti e degli appassionati hanno nei confronti di coloro che ritengono che il vino di pregio debba essere conservato in una bottiglia pesante. Cosa assolutamente non vera.

Rimanendo alla bottiglia, c’è poi la strada del riuso. Una soluzione virtuosa per l’ambiente perché si consuma meno energia che riprodurle a partire dal vetro riciclato, perché, non si produce rifiuto e non si fa ricorso alla materia prima vergine. Secondo uno studio di ADEME (Agenzia per la gestione dell’ambiente e dei rifiuti francese), la raccolta, il lavaggio e il riutilizzo dei contenitori in vetro richiede un quarto dell’energia e la metà dell’acqua in meno rispetto al riciclo. Inoltre, una bottiglia di vetro di buona qualità è utilizzabile almeno 25 volte (riducendo ulteriormente l’impronta di CO₂ del 40-50%). Un tempo il vuoto a rendere era molto diffuso, poi con l’avvento della plastica si è dismesso questo sistema, perdendo una grande opportunità.

Allora dove stanno le difficoltà? Da un punto di vista logistico, il problema più grosso è che molto spesso il vino viene consumato in luoghi assai lontani da quelli in cui viene imbottigliato. Se esistessero impianti di lavaggio, in modo che la bottiglia percorresse meno di 400 km (limite oltre il quale l’impronta carbonica del trasporto pesa più di quella del vetro) sarebbe un importante passo avanti. Un altro modo per ridurre la percorrenza del vuoto potrebbe essere quello di cercare di uniformare la tipologia dibottiglie. In Spagna, ad esempio, con il progetto REBO2VINO si sta ideando un modello standard di bottiglia riutilizzabile.

Cerchiamo ora di percorrere brevemente le alternative al vetro che possono contribuire a ridurre l’impronta dell’imballaggio del vino.

Alla spina. Modalità che sta prendendo piede in luoghi di alta frequentazione come ristoranti, wine bar, enoteche e grande distribuzione. Più all’estero che in Italia. Non stiamo parlando di una novità perché per secoli il vino si è venduto in fusti. La novità sta nel fatto che sono migliorate le tecniche con cui sono costruiti, permettendo una lunga vita al prodotto. Secondo Bruce Schneider, co-fondatore di Gotham Project,

«dalle analisi sul ciclo di vita che abbiamo condotto, ogni bicchiere di vino servito alla spina garantisce una riduzione delle emissioni di carbonio almeno del 35% rispetto all’utilizzo della bottiglia. E se si pensa che un fusto è pari a 26 bottiglie, si inizia ad avere un’idea di quanto è possibile ridurre l’impronta di carbonio».

Tetra Pak. È un materiale molto comune utilizzato per l’imballaggio di alimenti e bevande, leggero (il peso del contenitore rappresenta il 3% del peso totale) facile da trasportare (1 camion di bobine in brick equivale a 19 camion che trasportano bottiglie di vetro), resistente e in grado di proteggere il contenuto da luce, aria e umidità, garantendo la freschezza del prodotto. Secondo quanto dichiarato dal sito dell’azienda produttrice il «Tetra Pak ha un profilo climatico migliore dell’80% rispetto a vasetti in vetro e lattine d’acciaio – riducendo le emissioni di CO2 fino a 6 volte (86kg CO₂e/1000L rispetto a 476 e 518 rispettivamente)». Viene usato per vini di pronta beva. Svantaggi? I tre materiali di cui è costituito il Tetra Pak sono tutti riciclabili anche se per separarli ci vuole un procedimento abbastanza complesso.

Bag in box. L’80% del materiale è completamente e facilmente riciclabile ed è l’imballaggio con la migliore impronta di carbonio nella sua categoria, secondo un’analisi del ciclo di vita (ACV). L’impronta di carbonio di una classica bottiglia di vetro da 75 cl è di 875 kg di CO2, mentre quella di un Bag in box da 5 litri è di soli 170 kg di CO2, cioè 8 volte inferiore. La sacca interna è concepita per proteggere il vino dall’ossidazione. Infatti, rispetto alla classica bottiglia in vetro, una volta aperta, la Bag in box mantiene il vino fresco per un periodo di tempo notevolmente più lungo.

Bottiglia Frugal Bottle, inventata da Frugalpac e realizzata con il 94% di cartone riciclato. È cinque volte più leggera del vetro e ha un’impronta di carbonio sei volte inferiore.

Bottiglie in alluminio. Ci vuole meno energia per produrre un contenitore nuovo e riciclare l’alluminio rispetto alla bottiglia di vetro. Un altro vantaggio riguarda, secondo quanto raccontato dal sito Food Navigator, il trasporto. Se prendiamo in considerazione un camion di medie dimensioni, è possibile trasportare il 43% di bottiglie in più. Lattina, per restare sull’alluminio. In questi ultimi anni hanno guadagnato popolarità specialmente negli USA. Henry Connell, cofondatore del marchio di vino in lattina The Uncommon, sostiene che il 79% delle emissioni di CO2 potrebbe essere ridotto passando da una bottiglia di vetro da 75cl a tre lattine di alluminio da 25cl. Nonostante il mercato in rapida crescita – si stima che nel 2028 potrebbe valere oltre 350 milioni di dollari a livello mondiale – permangono preoccupazioni sulla qualità e conservazione dei vini in lattina. Rispetto all’utilizzo dell’alluminio è giusto ricordare come dal punto di vista organolettico si stia ancora lavorando, soprattutto a livello enologico, per evitare deviazioni olfattive, in particolare sentori fortemente ridotti, che rendono questo tipo di imbottigliamento non ancora ideale per la conservazione di vini di altissimo livello.

Per dovere di cronaca diciamo che ci sono anche contenitori in pet per il vino. Ma preferiamo non introdurre l’argomento plastica perché l’inquinamento di questo polimero è sotto gli occhi di tutti per il suo grande utilizzo.

Tra gli altri materiali che vestono il vino e possono incidere sull’ambiente abbiamo:

Tappi: prevalgono quelli di sughero – naturale, agglomerato o tecnico – (ottimo per catturare CO2, ma i cui alberi soffrono per la crisi climatica e vari parassiti), ai quali si possono affiancare, tralasciando quelli di plastica o simili, i tappi a vite in alluminio, che secondo Euromonitor costituiscono circa il 40% del segmento di mercato dei tappi a livello globale. Una positiva risposta in ottica di sostenibilità, oltre a scongiurare il sentore di tappo e altri difetti del vino, anche per quanto riguarda l’uso di capsule e rivestimenti esterni.

Capsule, nonostante alcuni studi mostrino come la capsula rappresenti uno scudo igienico contro la trasmissione di batteri e muffe, sempre di più i produttori di vino decidono di non aggiungere questo accessorio, considerandolo ormai puramente decorativo e non riutilizzabile, quindi destinato a diventare esclusivamente rifiuto. Oppure, come evidenzia la community Porto Protocol nei suoi dossier, in molti stanno optando per capsule in carta, alluminio e altri materiali alternativi. Oltre al suo impatto negativo sull’ambiente, le capsule in stagnola, infatti, si portano dietro anche una questione etica, in quanto le miniere non sono un toccasana per l’ambiente e nelle nazioni dove si trovano non vengono rispettati i diritti dei lavoratori. Tant’è che una brava scrittrice di vino americana, Kathleen Willcox, su Wine Searcher si domanda “Le capsule del vino sono un elemento cruciale della teatralità dell’apertura di una bottiglia o sono un crimine contro l’umanità?”.

Etichette. Pur non rinunciando alla loro funzione estetica e informativa, bisogna anche valutare il loro aspetto ambientale: dovrebbero essere non barrierate (quindi non ricoperte da un film di plastica) e incollate con colle senza plastica. Questi accorgimenti, oltre a inquinare meno, facilitano la procedura di riciclo o riuso dellabottiglia. Ormai sul mercato ci sono etichette e colle che resistono al trasporto e all’umidità del frigorifero e non sono inquinanti.

Insomma, in queste poche righe non si vuole assolutamente dare delle soluzioni, ma semplicemente aggiungere tasselli su un percorso verso la sostenibilità per portare il vino sulla tavola. Un argomento caro alla Slow Wine Coalition e alla Slow Wine Fair. La sostenibilità e il rispetto per la natura non partono unicamente dal lavoro in vigna, anche se questa gioca un ruolo importante. Ma occorre rispettare questi valori in ogni fase. Magari mettendo assieme diverse soluzioni, che riescano a coniugare al meglio le esigenze del vino. Ma dobbiamo sicuramente, e qui il ruolo di noi cittadini è fondamentale, spogliare il mondo del vino da sovrastrutture e orpelli che aggiungono ben poco alla cultura del vino.

Il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow

Torna a Slow Wine Fair il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, assegnato da appassionati e professionisti del settore, e primo spinoff dei Milano Wine Week Awards, che celebrano le migliori selezioni vinicole del mondo della ristorazione e del retail.

Agli oltre 100 premi assegnati dalla giuria di esperti di Milano Wine Week si affiancano 39 nuovi riconoscimenti – attribuiti attraverso una giuria di professionisti e dal pubblico di appassionati – che celebrano in particolare la cultura del bere bene e del vino buono pulito e giusto, per rafforzare il legame tra i locali che incentrano le proprie selezioni su vini di questo tipo e i winelovers. Il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow sarà conferito a 13 diverse categorie.

Ventiquattro riconoscimenti saranno attribuiti a quei ristoranti ed enoteche che vantano una selezione particolarmente forte su otto terroir scelti.

Premi territoriali italiani:

  • Barbaresco
  • Brunello
  • Castelli di Jesi
  • Oltrepò Pavese

Premi territoriali internazionali:

  • Francia – Borgogna, Côte de Nuits
  • Germania – Rheingau
  • Georgia
  • Francia – Savoie

Non solo i terroir! Alla Slow Wine Fair diamo spazio anche ad alcune categorie tematiche, che rendono protagonisti i vitigni, le certificazioni, o l’idea stessa di vino buono, pulito e giusto.

Carte tematiche

  • Migliore selezione di vini provenienti da vitigni autoctoni “minori”
  • Migliore selezione di vini certificati (biologici e/o biodinamici)
  • Migliore selezione di vini con un buon rapporto qualità/prezzo
  • Migliore selezione di vini italiani buoni, puliti e giusti all’estero
  • Per la prima volta, inoltre, a Slow Wine Fair premieremo le carte che si distinguono per la migliore selezione degli amari

Come funziona il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow

Sei un wine lover? Allora segnala a Slow Wine Fair le carte dei vini di enoteche, ristoranti, osterie, bistrot, pizzerie, che valorizzino i vini di una delle categorie territoriali o tematiche del premio. Le segnalazioni possono essere fatte dal 4 dicembreal 9 gennaio compilando questo form. Dal 10 al 31 gennaio si può votare per i locali segnalati (ogni utente può esprimere un’unica preferenza per categoria). Solo a questo punto entra in gioco la giuria di esperti, che valuta i nomi segnalati e decreta quali siano i migliori per ogni categoria. I premi saranno conferiti lunedì 24 febbraio alla Slow Wine Fair.

Ufficio stampa Slow Wine Fair 2025 BolognaFiere: Daniela Modonesi – daniela.modonesi@bolognafiere.it
Slow Food: Elisa Virgillito – Elena Coccia – Walter Musso press@slowfood.it
Tutti i diritti riservati © 2024 – Email: nonsolomodanews@gmail.com

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